Quale eredità per le Primavere arabe?

27 gennaio 2014
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 Sono trascorsi tre anni dalla caduta di Zine El-Abidine Ben Ali, il presidente della Tunisia. Le sue dimissioni e la sua fuga all’estero sono stati i primi risultati tangibili delle rivolte popolari iniziate il 17 dicembre con la morte di Mohamed Bouazizi, un giovane commerciante ambulante che si è dato fuoco per protestare contro le vessazioni dell’autorità. La morte di Bouazizi e le dimissioni di Ben Ali hanno dato il via a quel movimento di piazza conosciuto come Primavere arabe. Un movimento che, dopo la Tunisia, ha investito Egitto, Yemen, Libia e, in misura minore, Marocco, Algeria, Sudan.

Nate come protesta di piazza diffusa, hanno portato alla caduta di regimi decennali come quelli di Ben Ali (Tunisia), Gheddafi (Libia) e Saleh (Yemen). Ma poi hanno poi spalancato le porte agli unici movimenti organizzati sul territorio, quelli dell’islamismo politico che fa riferimento alla Fratellanza musulmana. L’islamismo, che vanta una grande tradizione di opposizione, ma nessuna di governo, non è però riuscito a dare quelle risposte convincenti che le popolazioni si attendevano ed è stato, a sua volta, travolto dalle proteste popolari. Governi di matrice musulmana sono caduti sia in Tunisia (dove gli islamici hanno dovuto rassegnarsi a un governo di coalizione) sia in Egitto (dove la Fratellanza musulmana è stata rovesciata dai militari e bandita).

A tre anni dall’inizio, trarre un bilancio definitivo di questa rivolta è difficile. Si tratta di un movimento in evoluzione e i cui esiti finali sono ancora imprevedibili.

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